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Blog sulla sicurezza informatica e l’informazione dei sistemi

Andrea Biraghi, Cyber Security manager e direttore della divisione Security and information Systems, lavora da anni per il mantenimento della sicurezza dei sistemi informativi. In una società sempre più digitalizzata ed interconnessa è divenuto ormai indispensabile prendere atto delle minacce esistenti nella rete Internet: solo un costante impegno ed aggiornamento rendono possibile affrontare e combattere i Cyber criminali e riprendersi in fretta dalla loro violazioni. La posta in gioco è alta e la sicurezza dei servizi web è fortemente legata al nostro sviluppo economico: basti pensare al rapido aumento delle connessioni, degli utenti, l’aumento del valore di numerose transazioni effettuate attraverso le reti, la crescita delle imprese legate al commercio elettronico.

Tag: cybersecurity

Cybersecurity: dispositivi medici, reti IT medicali e sanità digitale

La cybersecurity dei dispositivi medici e delle reti IT medicali è sempre più importante in quanto i dati e le informazioni sui cittadini rappresentano oggi una nuova ed estesa superficie d’attacco per i gruppi di criminal hackers. Il settore sanitario è in effetti uno dei settori più critici a riguardo – costituendo parte dell’infrastruttura nazionale critica – ove la sicureza delle reti e dei dispositivi risulta ora cruciale per garantire la continuità dei servizi.

Tenendo a mente gli attacchi a livello di stato-nazione, bisogna oggi chiedersi se questi stessi aggressori – che prendono di mira dispositivi e reti per entrare nelle organizzazioni e fare spionaggio industriale – stanno oggi esplorando i dispositivi medici come un modo per inibire la nostra risposta medica in caso di emergenza.

Un importante contributo per comprendere la situazione sanitaria in materia di sicurezza informatica lo ha dato il rapporto Clusit 2019: il settore sanitario è, ogni giorno, sempre più bersagliato a livello globale. Una carenza che nel breve e nel lungo termine rappresenta un serio problema.

Cybersecurity: dispositivi medici e tecnologia IoT

Come scrive Agenda Digitale, secondo l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA), quando i componenti di Internet of Things (IoT) supportano le funzioni principali degli ospedali – smart hospitals – la sicurezza delle reti e dei sistemi informativi diventano automaticamente questioni critiche.

Questi dispositivi medici in rete e altre tecnologie mobili per la salute (mHealth) sono un’arma a doppio taglio: hanno il potenziale per svolgere un ruolo di trasformazione nell’assistenza sanitaria, ma allo stesso tempo possono diventare un veicolo che espone i pazienti e gli operatori sanitari alla sicurezza e rischi per la sicurezza informatica come violazioni, malware e vulnerabilità ad accessi non autorizzati. I problemi di sicurezza del paziente – lesioni o morte – legati alle vulnerabilità di sicurezza dei dispositivi medici collegati in rete sono una preoccupazione fondamentale; dispositivi medici compromessi potrebbero anche essere utilizzati per attaccare altre parti della rete di un’organizzazione.

Andrea Biraghi – Convergenza tra sicurezza informatica e fisica: nuova efficienza ed efficacia

Tra le vulnerabilità più sfruttate vi sono gli aggiornamenti non protetti – o implementati in modo errato – del firmware: quindi non crittografati, senza controllo sulla loro integrità, o assenza di metadatai che trasemttono informazioni sulla versione. Christopher Gates parla di tutte le vulnerabilità in un’intervista rilasciata a HelpNetSecurity, dal titolo “How to build up cybersecurity for medical devices”.

Compito del software è soddisfare dei criteri base di sicurezza ed efficacia, senza causare rischi inaccettabili. Il software, che è parte integrante del dispositivo medico, deve essere così incluso nel piano di gestione del rischio, assciurandosi che sia stato sviluppato secondo le regole.

Sicurezza informatica e smart working: le nuove sfide post Covid

Sicurezza informatica e smart working: durante il lockdown si sono moltiplicati i rischi informatici. La transizione al lavoro da remoto ha infatti spostato gran parte delle attività al di fuori del perimetro di sicurezza aziendale aumentando l’esposizione delle reti a rischio così di cyber attacchi. La consapevolezza di rischi informatici sta aumentando nella popolazione ma non è sufficiente. Vanno studiati i budget per la sicurezza informatica e dare priorità agli investimenti per migliorare la resilienza.

… una forzata digitalizzazione, laddove non vi era la necessaria preparazione, l’aumento di forza lavoro da remoto, ha reso il panorama ancora più precario. In questo modo la superficie di attacco è aumentata a dismisura ma la tendenza attuale non può essere fermata: le tendenze in atto oggi sono necessarie ed accelereranno ancora con la necessità sempre più forte di una forza lavoro mobile e distribuita. In questo senso la sicurezza informatica deve porsi oggi l’obiettivo di essere ancora più flessibile e se necessario reinventarsi. Imparare l’agilità aziendale.

Andrea Biraghi, Cybersecurity e Covid: agilità e resilienza contro le minacce informatiche

La forza lavoro da remoto aumenta la superificie di attacco

Così la situazione attuale è che le organizzazioni devono agire rapidamente per mitigare i rischi creati da un improvviso passaggio al lavoro remoto.

Vi sono nuove soluzioni? Per bloccare le minacce e operare una vera e propria protezione nei settori pubblici e privati e per garantire la continuità dei servizi essenziali o strategici Laonardo Spa ha fatto partnership con CrowdStrike. Leonardo renderà disponibile la piattaforma Falcon® di CrowdStrike, soluzione innovativa basata sull’Intelligenza Artificiale nativa sul cloud. La piattaforma contiene: antivirus di nuova generazione, “IT hygiene”, rilevazione e risposta degli endpoint, cyber threat intelligence e ricerca proattiva della minaccia attraverso un unico agent, per bloccare le intrusioni informatiche nel complesso scenario attuale. Non dimentichimo però che i cambiamenti apportati dalla pandemia globale COVID 19 stanno esacerbando le vulnerabilità nell’economia globale, tra cui il rischio di paralizzare gli attacchi informatici contro infrastrutture critiche come la rete elettrica. Vd Infrastrutture critiche: il Covid moltiplica i rischi

Sicurezza informatica e smart working

L’incertezza continua delle nazioni circa la pandemia di Covid ha spinto le aziende e le organizzazioni a continuare con il lavoro da casa: nel prossimo anno molti hanno scelto infatti di mantenere posti di lavoro virtuali o semi-remoti e possibilmente per sempre. Questa decisione riguarda ad esempio le piattaforme e-commerce come Shopify o Facebook, che vorrebbero trafromare il lavoro in lavoro da remoto come impostazione predefinita. Ma per rendere effettiva e sicura questa scelta le aziende dovrebbero cambiare le loro strategie di sicurezza informatica, compreso aggiungere la formazione dei loro dipendenti.

Sappiamo infatti che il maggior numero di attacchi informatici ha successo a causa delle distrazioni ed errori umani compresa la possibilità di auemnto di attacchi di ingegneria sociale contro i lavoratori a domicilio, il cui benessere emotivo diventa il fulcro delle nuove attenzioni verso una maggiore resilienza.

In ogni caso le sfide legate a COVID-19 saranno la base per il prossimo futuro e la forza lavoro virtuale sarà l’oggetto di molti cyber attacchi basati sulle vulnerabilità di sistemi operativi e applicazioni.

Un altro problema, elencato anche nei 6 principali trend di sicurezza informatica da tenere d’occhio per la Black Hat Conference USA 2020, è la sicurezza della comunicazione dei dispostivi mobili. I dispostivi mobili e la loro sicurezza sono quindi sotto la lente di ingrandimento per trovare una serie di vulnerabilità hardware e software da problemi di privacy a problemi di integrità. Per non dimenticare un impegno del tutto nuovo per i dispositivi IoT. [Vd . Cyber Security 2019: i nuovi trend a cui si si prepara la sicurezza]

Marc Rogers, executive director of cybersecurity di Okta ha affermato che:

Con tutti al mondo che lavorano in remoto, i dispositivi e i sistemi che utilizziamo per comunicare sono sotto controllo più che mai sia dai bravi ragazzi che dai cattivi. Di conseguenza, la ricerca in questo settore è davvero decollata.

Marc Rogers

“we’ll see industrial control system (ICS) risk discussions, as well as a completely new take on IoT security risks, at DEF CON’s HacktheSea village and hackasat Space Security Challenge 2020, focused on infiltrating satellites — showing anything can be breached from the sea to the stars.”

Samantha Humphries, security strategist, Exabeam – Top 6 cybersecurity trends to watch for at Black Hat USA 2020

Digital transformation amazing challenge | Andrea Biraghi

Digital transformation amazing challenge: opportunities and need of change to survive and thrive. Andrea Biraghi

2020 represents a decisive year in the world of service companies, not only for the economic impact that the Covid-19 pandemic has had and will have, but also because it will be the watershed among the companies that will be able to seize this opportunity/need of change to be able to survive and then thrive, and those that will remain anchored to an old way of operating.


If, on the one hand, manufacturing companies are closely linked to the production sites where workers work, the whole world of the economy of digital and financial services has had to suddenly work remotely, through the so-called smart or agile working. There are countries where this habit was much more developed, for example in the Scandinavian peninsula where 21% of people already worked remotely in 2019, but there are countries like Italy where only 6% of workers had the opportunity to work from home. The global average of remote working in developed countries is around 15% for this type of company, with a continuous growth rate in recent years.

Digital tranformation amazing challenge!


The reasons that are given in the United States to justify the choice of remote work are the greater productivity (many managers report that by working remotely the teams have increased their results by 28%), the reduced turnover (25% less than to companies that do not allow it), employees satisfaction (many statistics report that in the USA, employees with the possibility of working remotely are willing to even see their wages cut in order to have a flexible work), the ability to attract talent (for millennials this possibility is a driver in choosing a job).

In 2020, within two weeks, the world of service companies brought 90% of their employees into smart working, in all the countries affected by the pandemic, with no appreciable differences between them.

This impressive acceleration brings with it several consequences, which impact directly on the whole society, we think about the reduction of traffic in the cities, the time saved for commuting, the contact between colleagues that has become exclusively virtual, the need for managers to have to evaluate their resources by achieving the assigned objectives, rather than measuring their presence in the office.
But in order to be efficient and prepared for this change, companies must also face important technological challenges, we think of the need to guarantee broadband for each employee, to provide IT tools for collaboration (sharing, video conferencing, cloud, etc.), to review totally the problem of the protection of its computer networks and of its intellectual capital. At a European level in Italy, Spain, France and Germany, most of the organizations presented themselves unprepared for this appointment, especially as regards the protection of their data; United Kingdom, thanks to its bond with the United States, is certainly ahead on these issues and was therefore more ready.

Digital Transformation: let’s analyse two important aspects that this change has entailed

Starting from the more strictly cultural and organizational context, it should be noted that many organizations have suddenly discovered that they are able to perform equally well in this new modality, and that this change in many cases increases the productivity and satisfaction of the employees, who manage to improve the personal work/life balance sheet. We must therefore expect that we will not go back from this situation, or rather that we will not return to a formula that sees the work done in the office as almost exclusive, but instead we will have a significant part of employees who will remain working from home.

It is worth reporting what Jack Dorsey (Twitter CEO) said, who in recent weeks has offered all employees the possibility of remote working forever. Google, Facebook and Microsoft have already announced that at least throughout 2020, employees will remain working from home. This testifies that even companies that operate in such competitive markets as that of social media and digital, are able to operate in the same way, or better, even with their employees in smart working. It will certainly be complicated for large, more “old-style” organizations to reach such flexibility, but certainly it will never return to the pre-Covid state.

Having a 30% of its employees working remotely, it would also mean that the current offices are oversized by 30% and if we think about the real estate market for business, you can easily understand what huge impact we will have, with a drop in demand a third of the offer; it is a significant saving opportunity for companies and will certainly be seized. But on the other hand, cities such as New York, London and Milan that have built their wealth also on the real estate market for businesses and organizations, will necessarily have to revise the business plans of many new construction projects.

Another not insignificant impact will be on the supply chain linked to the people who work in the offices, we think only of catering with canteens, bars and restaurants, but also of cleaning companies, taxis and so on. The reduction in the number of people in the office, on the other hand, will also lead to a reduction in traffic and the use of public transport, especially in the so-called rush hours, for the benefit of the environment and quality of life. Certainly, the possible psychological consequences caused by this lack of physical sociability are still to be explored, but for the advantages described above, we believe that it will be difficult to go back completely.

The second aspect to be explored here is related to technology. From this point of view the challenge and the opportunities are equally great, we first highlighted the need to equip all its employees with adequate tools to be able to “simulate” the presence in the office ensuring the same level of productivity, but this is a pretty simple topic to deal with, it is a matter of choosing the best technologies, purchasing them and then making them available to employees. Much more complex is the problem related to the protection of one of the most important asset for almost all companies, the data.
The data that are patents, software, financial data or design, represent the true wealth of a company, protecting them therefore becomes crucial to keep their organization competitive. Remember that cyber-attacks cause damage estimated at 2/3 trillion dollars worldwide every year: stealing research and development is much cheaper and faster than doing them; it is a shortcut that is very often undertaken.

A technological challenge

Digital transformation: smart working.

To protect a company or organization, the so-called perimeter exposed to attacks must be considered, the wider it is, the more complex its defence is. Theoretically a company that has all its data stored in a single server not connected to the internet and without any communication port is 100% protected, but would be so inefficient from a working point of view, for the employees who have to operate, that fact is unachievable. Companies therefore try to find the best compromise between safety and work efficiency, increasing the possibility of accessing data through internet connections, the choice to move their data to the cloud is a direct consequence. With smart working this has pushed itself to the maximum consequences, increasing the so-called “surface exposed” to potential attacks, to a level never experienced before.

We are therefore faced with a compelling and crucial challenge, only if the cyber security experts manage to adequately protect the infrastructures, even in this new configuration so extensive, smart working will continue to be used and grow as a stable working mode; if instead it turns out that the level of risk (and therefore the related cost) is too high, we will have that only some sectors will be able to continue working remotely, while the people who work on the most critical assets will return to work in more closed perimeters and therefore more easily defensible.

Digital transformation: a technological and human challenge in Cybersecurity

It is not only a technological challenge, but also and above all, a human one, cyber security has in fact a very important human component, it must be emphasized here that 90% of the attacks that are brought to organizations still go through wrong employee behaviour or through email phishing. So it will be fundamental specific training for their workers and an organization dedicated to them, available 24 hours a day, will therefore be even more important, given that people in “nimble” mode work at times that were not previously planned, while remaining always connected to the corporate network. Remote working considerably increases the exchange of emails when compared to traditional office work (there has been a 47% increase in the two Covid-19 months compared to the same period of 2019), this consequently increases the risk of phishing, because having more emails to read it can inadvertently happen to open the wrong one with disastrous consequences.

Digital transformation: Companies must therefore plan the hiring and training of qualified personnel, equip them with the appropriate digital tools to fight this new and complex battle and must foresee the need to invest in Cyber ​​Security part of the savings/earnings obtained by Digital Transformation if they want avoid it may become a digital disaster.

You can therefore understand how this change, which companies have “suffered” because of Covid-19, can really be a crucial moment in their path of growth, because if they manage to seize this opportunity without losing efficiency, profitability and competitiveness, then they will find themselves having made a significant part of the digital transformation process which for many years has been invoked as the indispensable step to bring businesses into the future. Transformation that can only take place if done “in safety”, in another word by guaranteeing the protection of data and therefore of revenues. Moreover, it will be a change that will have important and significant repercussions also on civil society and on the lives of the people who make up the companies themselves, the workers.

You can download the full article in pdf here: Longitude, Building up business agility, Issue #106, by Andrea Biraghi

Riconoscimento facciale e privacy: quali i progressi?

Riconoscimento facciale: la tecnologia va utilizzata pensando prima di tutto alle conseguenze che può avere e alla luce di questi fatti vanno create delle regole soprattutto in materia di sperimentazione.

La buona notizia in merito è che ricercatori e informatici sono da tempo al lavoro perchè si possa utilizzare questa tecnologia per non mettere a rischio le persone, ma contemporanemente affermano che le soluzioni che si trovano oggi non saranno mai definitive mentre la stessa tecnologia subirà continue evoluzioni.

Dall’altra parte, Giuseppe Busia, segretario generale del Garante, chiarisce che in materia di privacy, le garanzie per i cittadini sono essenziali: la sperimentazione può andare avanti ma vanno create delle regole perchè ne va della libertà di tutti.

Riconoscimento facciale: la sicurezza dei dati biometrici

Riconoscimento facciale Intervista a Giuseppe Busia (Segretario generale del Garante) TGCom24

E’ chiaro che una tecnologia come questa, prima di essere introdotta solo perchè la tecnologia lo consente, vanno usate delle garanzie e le garanzie principali sono quelle della Protezione dei Dati Personali: il nuovo regolamento europeo prevede il divieto dell’uso queste tecnologie salvo casi particolari che vanno disciplinati dalla legge e che vanno tutaleti con garanzie forti.

Giuseppe Busia

Riconoscimento facciale e machine learning: una corsa contro il tempo e lo sviluppo

La buona notizia, ad oggi, è che i ricercatori hanno trovato il modo – almeno temporaneamente – di causare problemi a determinate classi di algoritmi di riconoscimento facciale, sfruttando i punti deboli dell’algoritmo di allenamento o del modello di riconoscimento risultante. La scorsa settimana infatti gli informatici dell’Università Nazionale di Singapore (NUS) ha pubblicato uno studio che illumina una nuova tecnologia: tale tecnica consiste nell’individuare le aree di un’immagine in cui i cambiamenti possono interrompere al meglio gli algoritmi di riconoscimento, dove le immagini sono meno riconoscibili dall’essere umano.

Tuttavia bisognerebbe essere in grado di riconoscere la classe del determinato algoritmo ma alla fine ciò che si può raggiungere è una soluzione per poter permettere agli utenti di inserire delle modifiche impercettibili alle immagini per renderle più difficili da classificare per gli algortimi di machine learning. Questo significa che man mano che gli algoritmi diventarenno man mano più intellgenti agli utenti non rimmarrà che la scelta di degradare ulteriormente le immagini? Purtroppo è ancora un contraddittorio e il problema non è di facile soluzione.

La verità è che ogni avanzamento è temporaneo: la tecnologia di riconoscimento facciale è in costante evoluzione come la sicurezza informatica. E’ come la storia del gatto con il topo: “Ci saranno tecniche migliori sviluppate dai raccoglitori di dati, e in risposta ci saranno tecniche di privacy migliori per contrastarli”.

L’unica attuale e concreta soluzione sembra oggi quella offerta da Giuseppe Busia: la creazione di regole e normative.